Supplica al Comune di Siena

Dinançi ad voi, magnifici et potenti signori, signori priori governatori del Comuno et capitano de populo dela ciptà de Siena.

El vostro minimo servedore Priamo de maestro Pietro, ciptadino vostro, reverentemente expone che, essendo piaciuto all'altissimo Idio de chiamare ad sé la buona memoria de meser Iacomo, operaio dela vostra chiesa cathedrale et fratello d'esso exponente, fuorono per li executori dela vostra ciptà eletti reveditori ad rivedere la ragione d'esso meser Iacomo, et in effetto ànno condepnato ad rimettare libre 101 soldi 17 per più cose le quali dicono mancare alo inventario d'esso meser Iacomo, et più libre trecento per nove mesi dicono essere stato absente dala ciptà, per lo qual tempo non gl'amettono salario che gli fu ordinato de fiorini cento l'anno.
Anco l'ànno condepnato in libre trecento quaranta due soldi 14 sotto pretesto che lui tolçe ad fare la cappella del cardenale de Sancto Marcello, et che la decta cappella overo lavori d'essa sonno facti de' marmi dell'Uopera et lavorati in parte per li mahestri dela detta Opera.
Item l'ànno condepnato ad restituire libre ducento due del salario che lui ordinò ad Polo de mahestro Nicolò da Bologna, suo garçone, del quale non acceptano la decta quantità, perché allegano esso Polo non lavorava, ancho andav'a spasso et dava stroppio agl'altri mahestri, come dela decta ragione et condepnagione appare appresso ad l'Offitio de' regolatori per mano de ser Giovanni Pocci, notaio et ciptadino vostro.
Or, magnifici signori miei, sentendomi circha le condepnagioni predecte, indebitamente fatte, fortemente gravato, perché le cose s'alegano essere manco alo inventario di meser Iacomo, dice esso exponente non essere mancamento del suo inventario, ma che manchavano per infino al tempo de meser Bartholomeio da Usinina.
Oltre de questo, dice che libre 300 no· acceptate per lo salario de nove mesi, che questo non è facto ragionevelmente, perché quando fu crehato operaio ebbe per pacto di potere andare per lo decto tempo sença perdare alcuno salario, come le cose predecte apertamente intende mostrare.
Appresso, circha le decte libre 342 soldi 14 per marmi et manifactura dela cappella, dice la decta stima essare facta fuore d'ogni debito modo et non ragionevole.
Anco, dele libre CCII non acceptate del salario de Polo, non gli pare ragionevole cosa che sotto colore d'allegare che esso andava ad spasso et dava stroppio a' mahestri se debbi fare tale mancamento, però che missere è vero ordinò e decti salarii perché poteva et ragionevelmente, et protestò ad Pavolo factore che ogni tempo perdesse gli dovesse retinere al pagamento.
Et veduto che chi à reveduto à cercho tucto quello è venuto in dapno suo, né alcuno bene né proficto che el decto meser Iacomo facesse mai ala casa, et che, come è noto, tra l'altre cose et benefitii fece quando v'entrò, trovò essare obligato el campanile per meser Bartholomeio in fiorini 800 overo mille, et redusse el decto lavoro ad fiorini 300. Appresso lavorò el capetello primo di Sancto Pavolo, che se lli verrebbe fiorini 200, et più altri benefitii si potrebbe contare, de' quali nisuna mentione ànno facto, ma solo atteso ad condepnarlo indebitamente. Et considerato che e decti mancamenti sarebbono cagione di tollare ad lui et a' suoi figluoli, benché indebitamente, ogni subsidio, et de mandarli ad stentare per l'altrui terre, avendo desiderio de vivare et morire nella propria patria, ricorre humelmente a' piedi dela vostra magnifica signoria supplicando ad quella che per intuito et riguardo de pietà, et acciò che non riceva torto, che ve dignate fare sollepnemente provedere et riformare, per li vostri opportuni consigli, che la decta ragione circha e decti mancamenti solamente de nuovo s'abbi ad revedere, et che sia rimesso ne' regolatori che possino et debbino elegere circha al decto effetto quigli riveditori lo' piacerà, essendone nel numero d'essi uno de' canonici dela vostra chiesa cathedrale et uno de' riveditori passati, si piacerà ala vostra magnifica signoria, e quali abbino autorità di potere le decte condepnagioni et mancamenti reduciare et modificare come trovaranno essare debito et ragionevole, sì che l'Uopera abbi el debito suo et ad lui non sia facto torto; la quale reveditura è contento si faccia ale sue proprie spese. La qual cosa, benché ragionevole sia, se lla reputarà ad spetiale dono et gratia singularissima dala vostra magnifica signoria, la quale l'Altissimo, come desidera, exalti et feliciti in eterno.


In pede et a latere dicte petitionis erant deliberationes infrascripte, scripte manu infrascripti ser Raynaldi huius tenoris, videlicet:

Anno Domini MCCCCXXXVIIII, indictione tertia, die XI Martii, letta fuit dicta petitio inter magnificos dominos, capitanum populi, et deliberatum quod ponatur ad Consilium populi prout stat, et solvat camerario Consistorii grossos quatuor nomine gabelle. Et statim soluit camerario Consistorii ad eius introitum, folio 197.

Anno Domini 1440, die XXXI martii prefati, magnifici domini, capitanus populi et vexilliferi magistri medio iuramento cassaverunt dictam petitionem, quod dictus magister Priamus solvat camerario Montis nomine gabelle grossos octo.

Anno Domini MCCCCXL, indictione tertia, die prima mensis Aprilis, in Consilio populi et popularium magnifice civitatis Senarum sollepniter retento in sala magna consiliorum dicti Communis Senarum in ser[??]([?]) not([?]) numero servatis sollepmnitatibus opportunis que servari debent secundum formam statutorum Senarum, facta proposita super dicta petitione, redditis consiliis et misso partito more solito et consueto, fuit victum, obtentum et deliberatum quod fiat et executioni mandetur in totum et per totum prout in dicta petitione continetur, non obstante aliquo contrarium disponente.
Raynaldus Tofani notarius Consistorii subscripsi.

Tenor apodisse dicte gabelle solute est videlicet:
1440 a dì primo d'aprile pagò magistro Priamo domino Pietro soldi quarantaquatro ad mia intrata, foglio 33.
Saluto de Duccio, kamerario de Sale et Monte, subscripsi.