In nomine Domini nostri Ihesu Christi. Anno dominice Incarnanationis millesimo quingentesimo quarto. Inditione octava, [...] die vero quintadecima mensis Septembris. [...]
Serie presentis publici documenti noverint universi, qualiter constitutus personaliter coram me notario publico et testibus infrascriptis, magnificus et generosus dominus, Andreas de Piccolominibus, eques, nobilis civis senensis, facto produxit et exhibuit quamdam scriptam privatam cum subscriptionibus tribus diversarum literarum in fine illius existentibus, cuius scripte et subscriptionum tenores de verbo ad verbum sequuntur et sunt tales, videlicet:
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti et gloriosissime Virginis Marie, amen.
Sia noto et manifesto ad qualunche persona vedrà o legerà la presente scripta come el reverendissimo cardinale di Siena adcoptima et alloca ad Michelangelo di Ludovico Bonarroti sculptor fiorentino ad fare figure quindici di marmo carrarese novo, candido et bianco et non venoso, ma della perfectione se li richiede ad quelle, le quali tutte, salvo le infrascripte, habiano ad essare de braccia due l'una alte; quali sia tenuto ad fare in anni tre, per prezo di ducati cinquecento d'oro in oro larghi ad tutte sue spese di marmo et ogni altra cosa. Et quando in Fiorenza non habia tanti marmi faccino le quindici figure, sia tenuto farlo venire da Carrara, ala sopradecta perfectione.
Item sia tenuto et obligato fare quelli appostoli et santi che sua signoria reverendissima nominerà, a destra et sinistra della cappella, con li apanamenti, posamenti, gesti et nudo se li conviene; et sieno della perfectione che lui promette, cioè di più bontà, meglio conducte, finite et a perfectione che figure moderne sieno hogi in Roma.
Et perché decte cuindici figure se hanno per lui ad lavorare in Fiorenza, dove sua signoria reverendissima, né altri per quella intelligente et praticho, può vedere né considerare la lor perfectione o manchamento et defecto havessero, si domanda per esso cardinale che li sia lecito et possa volendo, finite che siano le due prime, farle vedere ad uno maestro perito dell'arte quale a llui piacerà, et similmente Michelagnolo possa ancora lui eleggere uno maestro quale li piacerà, praticho, el quale insieme con quello che eleggerà el cardinale habia ad iudicare se le decte due figure sonno della bontà et perfectione che lui promette, più belle et meglio conducte et finite et di più perfectione che figure sieno hogi in Roma, moderne. Et quando essi due maestri non fossero d'acordo, allora possino et debbino essi, di comune voluntà et iudicio, eleggere et chiamare uno terzo maestro, el quale habia insieme con li due ad iudicare: et quello che li due di loro d'accordo dichiararanno sia acceptato sopra la perfectione d'esse figure, come esso Michelagnolo promette, et quelle non havesseno la perfectione deve et sia tenuto rifarle, overo le facte meglio ridurre et finire infino habbino la perfectione li mancasse et sia da' maestri iudicata necessaria.
Item sia tenuto et obligato, duranti li tre anni nelli quali promette fare esse figure quindici, non torre né pigliare ad fare altro lavoro di marmo o alltro per lo quale si ritardasseno, ma quelle sia tenuto continuare et fare di sua mano et finire in tutto, come promette per una sua di mano di misser Iacomo Gallo.
Item sia tenuto et obbligato, innansi cominci a ffare esse figure, andare ad Siena e vedere la cappella, misurare le tribunecte dove quelle hanno da stare per li posamenti, zoccolo overo scabello dove si hanno a collocare, non havendo el mezo tondo dirieto, ma andando alquanto piani et dolci.
Item, finite sieno le due prime figure, et facte approbare da sua signoria reverendissima et Michelangnolo, come di sopra si contiene, per maestri periti del'arte, possa esso cardinale, volendo, da due in due o le altre tutte finite siano, far vedere et iudicare da' maestri, et come nel terzo capitolo si contiene. Le quali quindici figure finite sieno da Michelangnolo, come promette, in Fiorenza, ho dove altrove lavorasse, et esso cardinale ha da ffare condurre ad Siena ad tutte sue spese, et Michelangnolo sia tenuto et obligato, fatte esse quindici figure, andare ad Siena et quelle mettare in opera nelle sue tribunette, dove hanno da stare, et ad sue spese, ristio et fortuna.
Item, innansi cominci ad fare esse figure, dati li nomi delli appostoli et sancti che vanno in essa capella, sia obligato quelli in prima designiare in uno foglio acciò si vega panni, gesti et nudo se li richiede, et bisogniando, innansi si faccino di marmo, si li possa adiungere et diminuire quello si vederà necessario.
Item, innansi cominci ad fare esse figure, esso reverendissimo cardinale sia tenuto et debbi prestare ad esso Michelangnolo ducati cento d'oro in oro larghi, per li quali, da scontare nelle tre ultime figure, misser Iacomo Gallo cittadino romano per una sua scripta si obbligha et promette che, quando, Idio el cessasse, esso Michelangnolo morisse, et dele figure facte fusse paghato, sia tenuto ad esso cardinale ristituire li ducati cento larghi ha auti Michelangniolo in presta.
Item esso cardinale sia tenuto paghare ad esso Michelangnolo figura per figura, quando sia finita con tutta sua perfectione interamente, in Fiorenza ducati trentatré e uno terzo d'oro in oro larghi, toccando tanto per una alle XV deli cinquecento.
Item sia tenuto Michelangnolo fare el Cristo va in summità d'essa cappella, secondo el disegno, maiore di due braccia uno palmo, per la distantia dell'ochio; et similmente el Christo va nela tribuna grande di mezo quattro dita; el sancto Thomasio et sancto Iohanni, che li vanno appresso, di braccia due; li due agnoletti vanno in lo extremo dele cornici, con le tronbette in mano, minori quatro dita di due braccia: iudicando così maestro Andrea necessario.
Item sia tenuto tutte le predecte figure fare di marmo carrarese novo et bello, come di sopra si dice, et non di pezi, capo, braccia, piedi, come spesso se ne vede.
Et più si dice et dichiara che el tempo delli tre anni neli quali Michelangnolo promette fare le quindici figure s'intendano cominciare dal dì che in Fiorensa li serano numerati per commessione d'esso reverendissimo cardinale li cento ducati d'oro larghi.
Item, perché vi hè un san Francesco di marmo facto per mano di Pietro Turrisiani, si domanda per el cardinale che esso Michelangnolo, per suo honore et cortesia et humanità, non essendo quello finito di pannamenti et testa, che el finisca di sua mano in Siena, dove sua signoria reverendissima el farà condurre, acciò possa stare infra le sue figure, et non si mostri maestro et mano diversa, perché a lui ne seguitaria manchamento che ognuno el vedesse diria fusse sua opera.
Item esso reverendissimo Cardinale vole potere, piacendoli, finite che sieno esse figure et paghate da una in una, iudicate da' maestri da due in due, come di sopra si dice, in Fiorenza, di quelle come di sue disponere, stando in casa di Michelangnolo, di quella levarle, piacendoli, et collocarle et mettarle in Fiorenza dove li parerà, ad sua instantia, petitione et richesta, acciò che in sue mani emuli et malivoli non le guastassino et rompessino. Et finite tutte, sua signoria reverendissima possa ad Siena farle condurre ad sue spese, et esso Michelangnolo sia tenuto, come di sopra si dice, et obligato ad sue spese, ristio et fortuna andarle a mettere in opera et colocarle nelle sue tribunette, dove hanno ad stare.
Et per observatione di tutte le sopradecte cose et capitoli in questa scripta si contengano, in prima esso reverendissimo cardenale di sua mano propria si sottoscrivarà, et similiter Michelangnolo di sua propria mano, volendo la presente tanto vaglia quanto ogni autentico contracto. Dele quali una ne rimarrà appresso sua reverendissima signoria et una apresso Michelagnolo.
Datum Rome in domibus prefati reverendissimi domini cardinalis, die quinta Iunii MCCCCCI.
Ita est F. cardinalis Senarum manu propria.
Io Michelagnolo di Ludovico Buonarroti fiorentino sono contento di osservar quanto di sopra in questa si contiene, et per chiareza del vero mi so' sottoscriptto di mia propria mano, questo dì 19 di giugno 1501.
Io Iacomo Gallo prometto al reverendissimo cardinale di Siena pagare li cento ducati d'oro larghi quali presta alo sopradecto Michelangnolo, quando dal decto Michelangnolo sua signoria reverendissima non sia sadisfacta nel modo et forma che in nello octavo capitolo si contiene. Et per fede del vero io Iacomo Gallo ho facti questi versi di mia propria mano, questo dì 25 di iunio 1501.
Idem Iacobus Gallus manu propria asserens quod locatio predicta propter obitum dicti reverendissimi cardinalis, deinde felicis recordationis domini Pii pape tertii eius germani, non est sortita debitum effectum et negotium ipsum remansit infectum, volens, prout idem sanctissimus dominus Pius in sua ultima voluntate disposuit, opus ipsum executioni debite demandare, nomine suo proprio et vice et nomine magnifici viri et generosi domini, domini Iacobi de Picolominibus, equitis senensis, eius etiam germani, pro quo de rato promisit, et se facturum et curaturum taliter et cum etfectu, quod idem magnificus dominus Iacobus habebit ratum et gratum, et attendet et observabit quicquid eius nomine in huiusmodi negotio per ipsum magnificum dominum Andream factum fuerit, sive gestum; nec non hereditario nomine dicte olim felicis recordationis domini Pii pape tertii, cuius uterque, videlicet, dominus Iacobus et dominus Andreas, prout idem dominus Andreas asseruit, sunt heredes, ratam primo et gratam habens omnem et quamlibet obligationem, quam idem Michelangelus civis fiorentinus sculptor prefatus cum eo et prefato domino Iacobo in absentia ipsorum contraxit, ratificando omnia et singula in supradicta scripta contenta, ut patere asseruit manu honorabilis viri ser Donati Thome de Ciampellis notari publici fiorentini et Curie archiepiscopalis fiorentine scriba publicum documentum, et se ad ea dictis nominibus de novo obligans, et omnia et singula in dicta scripta contenta cum pactis et conditionibus additis infrascriptis eandem scriptam superius annotatam et omnia et singula in ea contenta approbavit, confirmavit et emologavit nominibus antedictis et pro confirmata, approbata et emologata, et inter prefatos heredes et magistrum Michelangelum sculptorem de novo facta haberi voluit, et habere se affirmavit in omnibus et per omnia, prout in ea continetur, cum pactis et conditionibus additionalibus infrascriptis pro dicti magistri Michelangeli sculptoris commoditate appositis, videlicet quod, pro termino trium annorum effluxo predicto, sit terminus duorum annorum a presenti sive a die notificationis huius modi sibi facte computandus, ac quod huiusmodi terminus sibi non currat, casu quo per magnificos dominos fiorentinos flumen Arni averteretur sive derivaretur, ut proponitur; quo fieret ut marmoris carrarensis copia fieret difficiliori, ac in eventum infirmitatis dicti magistri Michelisangeli sculptoris. In quibus casibus negotium, sive opus ipsum pro commoditate ipsius prorogetur ad tempus, sive temporis dilationem necessariam et oportunam. Que omnia et singula prefatus magnificus dominus Andreas nominibus quibus supra, promisit [...] michi notario publico infrascripto [...] recipienti et stipulanti pro dicto magistro Michelangelo sculptore absente, [...] attendere et observare [...].
Acta fuerunt premissa Senis in curia audientie causarum palatii archiepiscopatus Senarum, anno, inditione, die, mense [...] premissis, coram et presentibus ibidem honorabilibus viris eximio utriusque iuris doctore domino Nicolao Nannis Pieri de Piccolominibus, Francisco Coni de Ragnonibus, nobilibus, ac Johanne Pietri Chianciani, civibus senensibus, testibus. [...]
Et ego Franciscus olim Iacobi Ilcinensis [...] notarius rogatus scripsi.