Giovanni carissimo etc.
Giovedì che fumo ali cinque di luglio partimo di Piombino, come per altra ve ne detti adviso, mandatavi per quello che rimenò el cavallo vostro. Per la qual cosa, così come vi promissi, ci occorse che la sera, ad ore vintiquattro, con la gratia di Dio arrivamo in Corsica, in loco detto la Bastia, et, come volse la nostra mala sorte, di una hora inanzi che arrivassemo si era partita una bona tarchia armata che ci haria levati per picciola cosa; né possemo trovare per denari cavallo per raggiognerla, né manco liuto o schifo. Per donde ci è bisognato aspettare per havere passaggio sicuro, dove in questo ponto haviamo noleggiato el medesimo brigantino per la volta di Genova in dieci schudi, quale piacendo a Dio partirà lunedì prossimo per tempo: tutto è per non essere fornito di victuaglia.
Per un brigantino che qua è arrivato questa mattina da Genova se intende molte nuove per diversi advisi a diversi particulari, tutte consimili l'une ale altre, le quali le intendo da uno messer Paris de Gentili, genovese et gran mercante et molto adorno, benché queste non lo niegano quelli che sonno Fregosi, le quali sonno queste.
La venuta di monsignore di Borbone in Genova con sei galere, quale ha detto cose grandi di nuove, et sicondo che messer Paris mi dice per li suoi advisi che tiene da persone che sonno apresso ala excellentia del duge, essere tali nuove lo accordo et pace infra la Maestà Cesarea et il Christianissimo confirmata del tutto. Non se intende tutte le particularità, ma in specie questo solo: la Maestà Cesarea cede et dona ogni ragione che havesse sopra la Borgogna al Christianissimo, el quale gli manda dieci mila fanti et cinquecento lance in fatto, e la Maestà Cesarea li rimandarà li suoi figli; et di ciò ne fa fede la venuta del viceré, el quale si ha per certo sua signoria illustrissima essere in Marsilia con le dieci galere di Francia.
Dicesi apresso la Maestà Cesarea havere constituito in suo vece di Italia monsignor di Borbone, et constituitolo duca di Milano, el quale al presente è partito di Genova, dove gli sonno venuti incontro molti gentilhomini milanesi, et già dicono essere arrivato in Alexandria per Milano per pigliarne la possessione. Ha menato con sé cinque cento fanti, et dicono che sua signoria sta tanto di bona voglia che non si potria dire el pari, et promette le cose tanto grandi che sopravanzaranno la Guglia e 'l Culiseo.
Dicesi per li medesimi advisi che calano vinticinque milia lanzichinet, quelli che tanto son stati con il Serenissimo Infante, i quali si tiene per certo che saranno per tutto el mese presente in faccende.
Si crede che il Christianissimo darà sua sorella madama di Lanzon per donna a monsignore di Borbone, el quale è contento accettare in dote qualunche ragione che il Christianissimo tenesse in el ducato di Milano, et non so che altro importante. Le genti deli vinitiani sonno apresso, a quindici miglia, a Milano; non si dice il numero né il loco: si fa iudicio che non faranno cosa alcuna. Dele genti del papa non se ne intende: si afferma bene dela cosa di Lodi, come fu dali papali preso con tradimento, dove fu di bisognio ritirarsi el marchese del Guasto, benché non è stimata per cosa di momento.
In Genova, per esservi tali advisi, stanno molto di bona voglia, et maxime per la expettatione del viceré. Vi stanno di continuo le sei galere armate in el molo, et dentro in Genova vi sonno quattro milia fanti pagati e boni, et di continuo se ne fa in bona copia, che danno denari assai in più loci: li ha portati Borbone in bon numero.
Giovanni, mi duole ch'io non vi potrò fare molto honore in quanto delo mio stare onorato apresso di colui: causa vostra già siamo restati a mezo del camino di nnostra vita. In questo fare non si trova amici che voglino fare cortesie; si spende grossamente: si farete il servitio dal canto vostro inverso di me, io non mancarò etc. Voi m'intendete etc. Troppo ben m'indivinavo di quello mi poteria occorrere così come el mi occorre, con tanto più starò in pensiero quanto in Genova, se intende esservi la peste che lavora di bello. Non mi doglio di essere tanto amorevole, mi doglio ben ch'io non posso più essere: se terrete modi di darmi animo, io lo pigliarò etc.
Io non scrivo ala Balia per non intendar ciò dal fonte vero dove sapete che si debbe attegnare: come sarò arrivato non si mancarà, et subito vi si rimandarà indietro Benedetto Dei. Di queste fatene parte a chi vi pare, et promettetele vere, et se 'l vi fusse alcuno che non ne credesse, dategliene un pegnio, et non piacendo a voi o ad altri rimandatemele, ch'io son ben contento schambiarvele et darvele vere et migliori.
Vi degnarete raccomandarmi a voi et a messer Fortunato et al mio Tommassone, et al Cilesto del Fantozo non me ne curo, ch'io intendo ch'el si raccomandi a me: faria fede di essere troppo dappoco ad inginochiarmeli tanto. Attendete a studiare quanto più possete, et aspettate da me le meglio nuove che mai haviate desiderato havere, si al corpo di Christo: infino a hora ho un grandissimo intendimento che vi piacerà etc. Promettetelo tutto ciò al Fantozo, et degnatevi di pregarlo che vadi a vedere quello ch'io li lassai in el ricordo, cioè la D. F., e li direte ch'io li mandarò presto un buon gubbileo, perché si goda con la D. F. etc. Io mi so' iocato con voi a sicurtà; da ora innanzi vi prometto stare più in sulo honorato, per non fare fede dela mia simplicità così alla larga: per questa volta vi harete patientia, se 'l mio dire vi saprà di Corsica.
Che Christo vi salvi.
Dela Bastia, a dì sette di luglio MDXXVI.
Post scriptam: si ha per cosa certa il castelletto di Milano essere in patti, et stare molto stretto dali imperiali. Si crede al certo che ne haranno honore. Sia el volere di Dio in ciò favorovole. Tutto ciò tengo da messer Paris sopra nominato, quale è molto homo da bene, et del tutto mi ha mostrato li advisi.
Ali comandi vostri prompto e parato.
Io Bapttista Pelori
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Al molto magnifico Giovanni Mignanelli etc. suo honorando in Siena
Amici mei