Lettera al Comune di Siena

Illustrissimi signori, signori e patroni miei osservandissimi.

Per una di lor signorie illustrissime del primo di questo ò inteso quanto quelle amorevolmente mi schrivano e per gratia loro avertendomi delle cose di Pitigliano. Cosa veramente che mi fa ongni dì più cognosciare quanto quelle per mera bontà loro mi amino, e oltre all'obrigo ordinario mi obligano tanto magiormente e in publico e in privato, e mi confermano nella fede che sempre ò havuto in ciaschun di lor signorie illustrissime. Mi dolgo bene non esser tale che gliene possi dare merito, ma non potendo altro almeno non sarò ingrato a quelle con tutto el cuore ringratiarle, e in ongni lor bisognio, per quanto posso, offerirmele paratissimo ai lor servitii, e amarle cordialissimamente come sempre ò fatto. Ma sien sicure quelle che se quelli omini mi voglian male, che questo è più presto per malignità loro che per causa che n'abino; con ciò sia che non si potrà mai trovare che io facesse in particulare dispiacere a persona, né in detti né in fatti, né pur mai entrasse in casa di nissuno né a mangiare, bere, né per dormire o cosa che lo progiudichi o all'utile o all'onore. Ma se ne trovarano bene assai che non potranno negare ch'io non gli abbi fatto piacere, favori, prestato denari, fattoli careze in casa in Siena e fuore dove so' stato; e se io ò servito el signor conte nelle fortificationi, l'ò servito con quella fede e amore che s'aspetta ad ogni onorata persona non per far lo' dispiacere, e tanto so' sempre per fare e con sua signoria illustrissima e con qualunche altro o signore o privato che si degniarà volersi servir di me.
Credo bene che questo inditio dell'andare a Monte Auto l'abino havuto di Roma, perché l'animo mio era tale per satisfare a vostre signorie illustrissime, e occorrendomi lo dicevo libaramente, e loro che ci ànno delli omini che con me fanno el domestico ne deveno essere stati avisati. Però questo inditio l'avevo havuto prima dal signore Aschanio, dal signor Bertoldo e da omini illustri del conte, e anco monsignor reverendissimo di Carpi, presente messer Alixandro Sansedoni, un dì me ne disse.
Quanto al provedere a' casi miei, non so che altra provisione farci che starne lontano quanto posso, e a questo fine so' qua, e ongni dì mi s'apresentano partiti nuovi in Italia e fuore. Però peranco non mi so' resoluto a niente, e quando le signorie vostre illustrissime mi volesseno dare del pane commodamente per l'amor che ò sempre portato alla patria, havendo in servitio loro speso i migliori anni della mia età, molto più voluntieri servirei loro che altri, perché almeno ci sarebe l'amore, e anco lor signorie sarebon certi che quel che mangiasse io non lo mangiarebbe forestieri. E sebene ad alcuni è parso alcune volte che li denari delli architetti sien spesa vana, però e' può accader de' casi che in un ponto sanno far tanto che fanno confessare a quei medesimi che l'è utile e necessaria. Questo lo dico acciò che quelle conoschino el buono animo mio, alle quali come minimo servitor loro bacio le illustrissime mani, e con tutto el cuore mi raccomando che el Nostro Signore Dio sempre le mantenga felicissime.

Di Roma, el VIII di gennaio del XLVI.
Delle vostre illustrissime signorie umilissimo servitore Anton Maria Lari
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Alli illustrissimi signori
Li signori conservatori e Stato della Republica di Siena
Patroni osservandissimi